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sabato 22 gennaio 2011

Due parole anche sul montaggio




Quanto diventa importante il montaggio in un film? La fase di montaggio può essere scambiata e associata alla fase si post-produzione, cioè quando si apre il programma per comporre i video e si assemblano tutti gli shoot e le scene del film, aggiungendo le dissolvenze e i titoli.
Il montaggio in realtà inizia alla stesura della sceneggiatura.
Nell'approfondimento sulla sceneggiatura si è compreso che un film è fatto di inquadrature (o shoot) che messe insieme formano le scene, che a loro volta formano il film.

Nel montaggio decidiamo l'ordine di visualizzazione di determinati elementi della storia che stiamo raccontando e questo ordine influisce al tempo stesso sulla storia e i suoi elementi. Tutto questo per suscitare particolari emozioni, molte volte ci viene in aiuto anche un contesto musicale adatto, ma per ora analizziamo solo le sequenze video e in che modo esse ci influenzano.

Il ritmo

Il primo trucco di montaggio è quello di decidere il ritmo della scena. Se abbiamo una scena fatta di tanti Shoot molto brevi, anche se questi rappresentano elementi di stato tranquilli, come fiori, prati, alberi, frutti, persone felici ecc..., possono suscitare ansia, frenesia, confusione se sparati in rapida successione, mi viene in mente il classico esempio di lavaggio del cervello dove il malcapitato di turno viene posto davanti ad uno schermo con immagini in rapida successione che contengono vari messaggi subliminari.

Al contrario le scene romantiche invece sono composte da Shoot abbastanza lunghi e separati da dissolvenze lente tra una sequenza e l'altra.

N.B.Come detto sopra il tema musicale influisce molto su questo tipo di scene, ma anche la temperatura del colore e l'uso di vari effetti come la lieve sfocatura dei punti di massima luce (effetto Glow).

Associazione

Il cervello umano funziona principalmente per associazioni di idee. Se vediamo una determinata immagine essa rappresenta per noi un determinato stato, al cibo associamo la fame, al sangue la paura ecc... Un film parla per immagini prima di tutto, quindi ogni inquadratura deve dirci qualcosa o portarci a determinate conclusioni.
Come spiegato in “uso delle scenografie”, l'associazione può essere utile per rappresentare un luogo che non esiste. L'inquadratura dell'esterno di una casa seguita dalla sequenza di un uomo seduto su un divano ci dirà che l'uomo si trova nella casa appena inquadrata.

Si può usare l'associazione per mostrare cose che in realtà non sono mai state girate. Questa tecnica si usava molto quando gli effetti visivi non erano molto diffusi o comunque troppo costosi per certe produzioni. Ho visto tempo fa un piccolo film girato da dei ragazzi di un liceo in cui c'era la scena in cui uno sketer veniva investito da un auto. La scena è girata in un unico shoot in cui l'auto si avvicina molto lentamente al ragazzo, poi la macchina si ferma e il ragazzo maldestramente di butta a terra senza essere stato neanche sfiorato. A parte la pericolosità di questa questa sequenza, il risultato finale non ha ripagato per niente il rischio corso.
La scena sarebbe stata molto più di impatto spezzandola in diversi shoot, in cui cui si riprendeva il ragazzo con qualche primo piano, a figura intera e qualche dettaglio dello sketboard, poi bastava qualche inquadratura dell'auto, una in cui si vede il conducente distratto e una in cui si vede la macchina che arriva frontalmente e un altra inquadratura del ragazzo sul ciglio della strada e l'auto che arriva, in questo modo si prepara lo spettatore all'inevitabile. A questo punto non bisogna riprendere per forza l'incidente, si può riprendere una passante che urla terrorizzata e guarda la strada mentre si sente lo schianto. Per concludere si può riprendere lo sketboard che vola via o che prosegue solitario per la strada senza il ragazzo. Poi un inquadratura del ragazzo a terra e l'auto ferma faranno il resto.
Si monta il tutto, se necessario verranno fatti dei tagli, in pratica si possono evitare molti fronzoli e altre inquadrature mostrando solo il ragazzo e l'auto prima dell'incidente e poi mostrare la donna che urla al posto dell'incidente che potrebbe essere sostituita anche dalla ripresa di un segnale stradale o da dei passanti che si voltano di scatto. Lo spettatore sa cosa è successo anche se non ha visto nulla.
Questa tecnica non è solo un modo di risparmiare sugli effetti visivi, ma è quello che ha caratterizzato per molto tempo i vecchi film dell'orrore, in cui venivano mostrate poche scene di violenza, ma che fondamentalmente facevano paura lo stesso perché se si vede il coltello e poi la donna che urla, sappiamo cosa è successo.

Ordine

Se si cambia l'ordine delle scene in un film la storia resta inalterata, ma può cambiare la percezione di essa, rendendola più interessante o meno.
Ci sono dei film che iniziano partendo dall'ultima scena o da una di quelle nel mezzo. Questa tecnica va usata con prudenza perché gioca molto sulla curiosità umana, non bisogna rivelare troppo, ma neanche troppo poco, ma soprattutto non bisogna rendere noiosa la parte successiva del film. In oltre si dovrebbe evitare di stravolgere troppo la sequenza finale mostrata all'inizio, lo spettatore potrebbe prenderla come una presa in giro, che allo stesso tempo in alcuni film ci sta anche... L'importante è mantenersi coerenti con il tipo di film che si vuole raccontare.

L'uso comune che se ne fa è quello di presentare i personaggi nell'azione per poi farceli scoprire più avanti nel corso naturale della storia. Un esempio eclatante è il telefilm Lost, dove l'uso dei flashback ci aiuta a capire chi sono realmente i personaggi. Il fatto che si sappia che fine faranno dopo, non rende meno interessante sapere cosa facevano prima.
In alcuni film ci viene persino annunciata la morte di un personaggio, ma questo non rovina il finale anzi, rende molto più morboso l'attaccamento alla trama da parte dello spettatore che vuole sapere com'è successo. In pratica raccontiamo il Cosa, ma non il Come, il Quando e il Perché.

In conclusione, il montaggio decide l'ordine di riproduzione di shoot e scene. Quando si gira un film però si tende a girare sempre qualche shoot in più, dei dialoghi, delle espressioni o semplicemente degli scenari o dei dettagli, quando poi si passa alla fase di montaggio finale, si deciderà cosa tagliare e cosa lasciare. Il discorso si fa complicato nei film in Computer Grafica dove ogni secondo di animazione richiede ore e giorni di lavoro. Per questo motivo un film in CG, ma anche complicate sequenze di VFX in film dal vero, sono preceduti da una lunga fase di Pre-produzione dove il montaggio della Pre-visualizzazione dell'animatic 3D è quasi sempre quello finale prima ancora di aver modellato o animato niente. Questa è l'unica differenza tra film dal vero e film in CG, ma per il resto valgono le stesse regole.

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domenica 31 gennaio 2010

La sceneggiatura

Per approfondimenti su stesura di soggetti, sceneggiature e personaggi, potete dare un occhiata agli approfondimenti presenti nel blog:
Approfondimenti

Come si scrive?
Per la sceneggiatura mi piace utilizzare Celtx, questo programma ha un sistema di impaginazione automatico che permette di scrivere sceneggiature anche ai meno esperti.
Ecco un video di esempio di come si presenta Celtx.

Potete scaricare il programma in versione gratuita sul sito ufficiale:
http://www.celtx.com/
Questo programma offre anche un sistema di organizzazione dell'intero film, dallo storyboard allo schedamento di personaggi e attrezzature.
Se volete protemo approfondire in seguito il discorso sul suo utilizzo.

La nostra sceneggiatura


Ci sarebbe da dire davvero tanto sulla stesura di una sceneggiatura, forse però il modo migliore per imparare è leggere quelle dei grandi registi famosi, potete trovare quasi tutte le sceneggiature che volete su internet così potete farvi un idea di cosa stiamo parlando.
La sceneggiatura in se serve appunto a dividere un film in scene.
Un film si divide in tre momenti essenziali, un primo atto, dove viene presentata la storia e i personaggi, un secondo atto, dove questa storia entra nel vivo, e in un terzo atto finale, dove c'è la classica risoluzione del problema principale che ha tenuto in piedi il secondo atto.
Lo stesso vale per le singole scene di un film, anche loro devono iniziare, avere uno svolgimento e poi una fine, come abbiamo detto sopra il film è una successione di azioni e di conflitti, sia piccoli che grandi. La risoluzione di questi conflitti non è appannaggio di un unica scena del film che chiude il terzo atto, ma ogni scena deve contenere una specie di conflitto, che sia interiore del personaggio o lo scontro tra due o più persone ecc...
Le scene sono come le azioni per la Scaletta, servono a dare il ritmo al film, quindi è bene scegliere la loro durata con un po' di buonsenso.

Il nostro corto, si traduce in un unica scena, di solito le scene si dividono non solo per conflitti, ma anche per location e nel nostro caso si svolge tutto in una stanza.
Però nel finale ci sono due strade, si può concludere scena e film mostrando una sola azione finale dopo il salto nel buco, oppure si può creare una nuova scena, in questo caso la risoluzione del conflitto nella scena 1 è l'azione stessa di aver saltato nel buco che allo stesso tempo crea un aggancio alla scena successiva che potrebbe mostrare un'altra stanza, facendo evolvere la storia in qualcosa di più complesso.

Le azioni che descrivo nella sceneggiatura sono leggermente più elaborate di quelle del soggetto, se ci fossero dei dialoghi essi dovrebbero stare appunto tra le azioni dei personaggi.

Ecco la sceneggiatura:

La stanza misteriosa

La pallina rimbalza attraverso una stanza seguendo un percorso quasi obbligato

All'improvviso di ferma, la stanza è finita, davanti a lei ci sono 3 buchi ognuno con una freccia che indica di entrarci dentro.

La pallina prende un po' di rincorsa e si dirige verso il buco centrale, ma poi si ferma di scatto dubbiosa.

Si protende quindi per saltare nel buco a destra, ma si ferma di nuovo poco convinta.

Ora è abbastanza preoccupata, guarda il buco di sinistra e si avvicina cautamente, ma si tira subito indietro.

La pallina guarda i tre buchi uno dopo l'altro, il dubbio l'attanaglia, lo stress della scelta è troppo per lei sta per crollare.

Decide quindi di coprirsi gli occhi e inizia a girare su se stessa per perdere l'orientamento come a mosca cieca.

Si ferma poi un po' traballante e inizia a saltare a caso, sperando di beccare uno dei buchi.

Quando ormai è esausta si ferma e scopre di non essere entrata in nessun buco.

La pallina sembra un po' affranta e affaticata, ma alla fine si fa coraggio e con determinazione salta nel buco centrale



Come avrete notato, non sono presenti descrizioni particolari della stanza o della pallina, questo appesantirebbe la sceneggiatura che deve essere sempre molto snella da leggere, anche perché è quella che rappresenta tutto il nostro film.

L'esercizio per questo capitolo prevede la scrittura delle ultime azioni inventate nel capitolo precedente che dovranno poi essere aggiunte alla sceneggiatura.
Per i più temerari, un ottimo esercizio potrebbe essere quello di scrivere un'intera scena che va a seguire e concludere il corto. Consiglio però di fare questa parte solo dopo aver finito l'intera guida e aver approfondito le nozioni su soggetto e sceneggiatura.

Parliamo di Sceneggiatura 3° parte

Abbiamo il nostro Soggetto, che altro non è che l’esposizione della nostra idea. Tramutare il Soggetto in sceneggiatura richiede un ulteriore passaggio intermedio: La Scaletta.

La Scaletta altro non è che una successione di azioni che raccontano tutto il nostro film.
Ogni paragrafo racconta un avvenimento per azioni, niente dialoghi (in linea di massima) è quando gli investigatori fanno un resoconto dell’inseguimento di una preda, esempio:

Dal soggetto:
I tre ragazzi arrivano in cima alla collina dove li attende una dura prova, Paul p visivamente provato mentre Lu non sente molta fatica, questo fa innervosire Paul che attacca Lu facendolo cadere.

La scaletta:
Jin arriva in cima alla collina seguito da Lu e Paul.
Paul arranca nella polvere mentre Lu è fresco come una rosa.
Paul tira un calcio a Lu che cade atterra, continuando a far inervosire Paul.

Che succede? In pratica si inizia a spiecare come accadono relative azioni, chi cammina avanti, chi è indietro, il tipo di conflitto che c’è tra i ragazzi. Mentre il Soggetto spiega “cosa” succede, la scaletta ne spiega il “Come”.

Dalla scaletta è poi semplice passare alla sceneggiatura, essa infatti ci traccia i punti di controllo del nostro percorso. Dalla scaletta possiamo finalmente estrapolare più nel dettaglio la dinamica di certe azioni, che magari nel soggetto paiono semplici, ma poi nella pratica sono molto più difficili da realizzare. La scaletta ci dà anche i primi tempi di azione e quindi ci fornisce una prima bozza del ritmo. Se vediamo che ci sono troppe azioni in un determinato passaggio (che magari possono appesantire la visione, rallentando troppo il ritmo), possiamo cambiare il tipo di azione o fare dei tagli. All'inverso, ci potremmo accorgere che una determinata successione di azioni non basta a raccontare tutto quello che vogliamo, ma abbiamo bisogno di qualche passaggio in più.

Ora possiamo parlare di sceneggiatura.

La Sceneggiatura contiene principalmente le battute del nostro film, che avranno una localizzazione nello spazio e nel tempo, in più ci saranno delle indicazioni per le azioni degli attori (qui ci viene in aiuto la scaletta).
Un film è di solito diviso in 3 atti, un prologo, uno sviluppo e un finale.
Gli Atti (e quindi l'intero film) sono composti da Scene.
Una Scena ha un inizio, uno sviluppo e una fine. Ogni Scena ha il compito di narrare una parte del film, deve contenere azione dosata dal giusto ritmo, ogni volta che termina una scena una parte del film deve essere stata raccontata, svelata, ma allo stesso tempo deve contenere un aggancio per la scena successiva.
Prendete la classica chiusura di una scena sopra una foto, nella scena successiva si parlerà del personaggio sulla foto.
Nelle narrazioni a più protagonisti si usa spesso raccontare più storie contemporaneamente. Avremo un cambio di ambientazione e personaggi ad ogni scena, ma ogni volta che una scena finisce, spunta un particolare, un anticipazione che verrà raccontato quando il filo temporale delle scene si ricongiungerà.
La durata di ogni scena è variabile, di solito dipende sempre dal ritmo della narrazione, la regola è: non bisogna stufare lo spettatore, continuare a rigirare intorno ad una cosa per far durare di più una scena, diventa noiso a lungo andare. Il detective che gira per la stanza mentre fa un monologo su chi potrebbe essere l'assassino, diventa emozionante e lascia con il fiato sospeso, ma se dopo 10 minuti non ha ancora terminato, diventa soporifero e da poliziesco diventa demenziale.

Come si impagina una sceneggiatura?

La cosa più facile è utilizzare un programma che faccia tutto da solo, come Celtx ( http://www.celtx.com/ ).
Vediamo come è strutturata una scena:

IN CIMA ALLA COLLINA - POMERIGGIO
Jin cammina in testa al gruppo silenzioso
Paul e Lu lo seguono da dietro

PAUL
(con il fiato corto)
Ma com'è che non siamo ancora arrivari?

LU
(Fresco e gioviale)
E piantala cretino, non vedi che ormai ci siamo?
(sogghignando)
Che c'è sei fuori allenamento?

PAUL
Che cazzo ti ridi....
(si avvicina verso Lu che ora gli da le spalle e gli rifila un calcio dietro la schiena)

LU
(cade atterra in ginocchio tossendo e ridendo allo stesso tempo)

JIN
(si mette tra i due)
Fermi, basta così, siamo arrivati...
(Guarda verso est)
il maestro ci attende....

Lu si rialza un po' dolorante e i tre si incamminano verso il tempio in cima alla collina.

In questa fase è bene mantenere la stesura più pulita possibile. Informazioni sulle inquadrature e le transizioni dovrebbero essere evitate in questa fase, ci occuperemo di loro nella parte relativa allo shooting script.

In breve:
Il titolo è scritto in maiuscolo, con l'idicazioni temporali e spaziali, ogni scena ha un titolo e una collocazione, questo serve soprattutto per identificare i luoghi di ripresa (siano essi reali o 3d).
Le azioni sono quasi sempre mancanti, si tende a dare una una descrizione iniziale della scena lasciando il resto ai dialoghi che da soli devono dare un impatto emozionale non indifferente, per questo si tende ad usare meno descrizioni possibili.
Le azioni sono più che altro riferite ad avvenimenti (suona il telefono, l'auto si ferma ecc...) oppure come nell'esempio, per indicare il movimento del gruppo, per le azioni dei singoli personaggi si utilizzano le parentesi.
Le informazioni tra parentesi sono delle linee guida per capire lo stato d'animo degli attori o indicare dei movimenti che devono compiere, anche qui non si deve esagerare, scrivere che l'attore è triste non lo farà sembrare triste, piuttosto dobbiamo creare un'atmosfera o un dialogo che lo facciano sembrare triste.

Per studiare delle sceneggiature professionali, vi consiglio una ricerca su internet:
http://www.kinematrix.net/articoli/ora_di_religione_sceneggiatura.htm
http://www.attoripercaso.it/copioni-commediaanglosassone.htm

Parliamo di Sceneggiatura 2° parte

...continuo sulla creazione di una storia, per ora il discorso è generale, si parla di raccontare una storia, più avanti vedremo come si fa la sceneggiatura di un film.

Il ritmo

La suddivisione in Atti non deve essere una regola ferrea da seguire, una storia deve avere anche un suo ritmo. Il ritmo non è una vera e propria questione musicale, fatto solo di tempi e velocità, bisogna trascendere questa definizione e ridurla ai minimi termini: il ritmo e una successione di contrasti, di alti e bassi, di veloce e lento, di bello e brutto, allegro e triste ecc....
Riuscire a manipolare il ritmo, significa riuscire a condizionare l'umore dello spettatore, bisogna fare di tutto per non fare annoiare chi guarda, legge, ascolta, mangia, annusa la nostra opera, questa è la regola fondamentale per ogni cosa che si fa.
Il cuoco che prepara una cena a più portate, dovrà sapere come guidarvi nella degustazione, alternando acidità, dolcezza, sapore forti, piccanti, inebrianti ecc...
Lo stesso vale per il musicista, pensate alla canzone “Eyes of the Tiger”, il ritmo incalzante con i colpi di chitarra e batteria, poi solo parole e anche lì, c'è un crescendo di energia che sale.
Il ritmo è fatto anche di anticipazioni oltre di contrasti, pensate ai vecchi Horror Movies degli anni '80, suspanse, musica di sotto fondo che cresce al salire della tensione, sappiamo quello che deve accadere, anche se non sappiamo quando di preciso e come, ma lo sappiamo, il regista ama tenerci sulle spine fino all'ultimo e poi la scena ha il suo culmine e poi c'è sempre qualcuno che scappa urlando...
Variare il ritmo significa anche evitare l'assuefazione, cosa che diventa sempre più difficile, perchè sembra che tutto sia già stato fatto, quindi rimane un'impresa stupire le persone.
Immaginatevi un film con solo sparatorie, dall'inizio alla fine. Potrebbe essere divertente per un po', ma poi ci si addormenterebbe a metà della proiezione.
Il ritmo non è presente solo nella narrazione, il ritmo va preso in considerazione nella recitazione (animazione per i treddisti), nelle luci (o cmq la fotografia), nelle atmosfere, nei dialoghi, nella musica, nelle azioni di sottofondo (se una compersa inizia a ballare il tip tap ad un funelare, forse sta rovinando la scena?).
Il ritmo va usato a seconda di quello che vogliamo ricreare, il processo logico deve andare all'incontrario nella nostra testa: vogliamo questo effetto? Bene, cerchiamo di adeguare il ritmo in base a questo.
Allo stesso tempo il processo non deve essere meccanico e forzato perchè altrimenti si esce dalla magia della storia e il prodotto non viene apprezzato.
Quello che serve è sapere che il ritmo c'è sempre, a volte conviene variarlo quando notiamo che che le cose non vanno, altre volte scoprirete che lo avete azzeccato come un musicista che compone la sua canzone, senza averci nemmeno pensato.

Parliamo di Sceneggiatura 1° parte

Questo è un piccolo approfondimento su soggetto e sceneggiatura, una piccola base di quello che ci aspetta nella guida. Non si tratta di un capitolo della guida, ma di un approfondimento a parte per fare più chiarezza su certi punti che possono risultare oscuri a molti.

Idea e soggetto.

L'idea è una cosa personale, da quello che sono arrivato a capire ognuno ha un modo diverso di catturare le idee, c'è chi si fa ispirare da una canzone, chi da una frase, chi da una discussione, il succo del discorso è: mantenere aperta la mente, osservare ogni cosa come se fosse la prima volta che la guardate, fatevi delle domande, inventatevi le risposte.
Un'idea è forte quando in poche righe riuscite a spiegare il succo della vostra storia, se non ci riuscite, vuol dire che l'idea non è abbastanza forte.
Ricordate però che più forte e brillante è l'idea, meno lunga deve essere la storia, prendiamo in esame il film: “Il curioso caso di Benjamin Button”, abbiamo un idea forte, “ il protagonista nasce vecchio e ringiovanisce con l'età”,
In principio, si trattava di un racconto, neanche di un romanzo, come si fa non far annoiare il pubblico per 2 ore, mentre raccontiamo la vita del protagonsita?
Semplice, si inseriscono altre storie nel mezzo, infatti, se avete visto il film, avrete notato che si parla molto anche degli altri personaggi, in più c'è il personaggio della ragazza che legge il diario, che viene rivelato piano piano.

Prendiamo un'idea semplice: “Un gruppo di superstiti su un isola deserta, accadono cose strane e inspiegabili”. Con questi ingredienti si può cucinare tutto e niente, si può tirare avanti la storia praticamente all'infinito, non si sa niente dei protagonisti, ma il tutto ci viene rivelato man mano grazie alle sapiente mani degli sceneggiatori che riescono sempre a stupire e gettare un esca per non farti perdere l'episodio successivo (dopo cercheremo di capire come ci riescono).

L'idea da sola non basta, bisogna preparare un Soggetto per poter esporre ad un possibile finanziatore la nostra storia, soprattutto se la nostra idea non sembra tanto forte all'inizio.

Si sente spesso parlare di Soggetto, cos'è, a cosa serve?
Il soggetto è il riassunto della vostra storia, deve contenere lo sviluppo dell'idea. Di solito il soggetto non è più lungo di una o massimo due pagine, ma il tutto dipende se si sta scrivendo per un corto, un lungometraggio o una serie televisiva. Il segreto però è la sintesi, dobbiamo solo raccontare cosa accade, si devono evitare i dialoghi (salvo si voglia proprio mettere una battuta su cui ruota il tutto), la lettura deve essere facile e scorrevole.

Ma come si racconta una storia?
Sganciamoci un attimo dallo specifico campo cinematografico e parliamo più in generale.
Una storia ruota intorno all'idea, attorno a delle azioni, in una storia c'è sempre un conflitto.
Per conflitto non si intende sempre una battaglia, alle volte il conflitto è anche nella mente del protagonista, la sfida che deve vincere per riscattarsi e migliorarsi ecc...
La classica suddivisione in 3 atti può essere di molto aiuto quando si scrive una storia.
1° atto: presentazione e introduzione del conflitto e dei personaggi;
2° atto: qui abbiamo il culmine del conflitto;
3° atto: risoluzione del conflitto, il finale.

Queste non sono regole ferree da rispettare, imbrogliando un po' le carte è possibile far leva sulla psicologia dello spettatore, che aspettandosi inconsciamente i 3 atti, viene colto di sorpresa e quindi si produce intrattenimento.
Facciamo degli esempi con ognuno dei 3 atti.

Nel film “Memento”, abbiamo una suddivisione strana degli atti, perchè il finale ci viene mostrato nella prima scena, all'inizio del primo atto.
Lo spettatore (o almeno io), rimane disorientato nei primi minuti del film, ci si sente smarriti, però questo ci porta a prestare attenzione ad ogni parola del protagonista, vogliamo capire cosa sta succedendo, non possiamo non capirci niente a soli 3 minuti dell'inizio del film.

Variamo invece il secondo atto, questa cosa è molto più comune, infatti ormai non ci si fa più caso, anche perchè ci si accorge quasi sempre quando sta per succedere.
Nel secondo atto abbiamo il culmine del conflitto, il protagonista dopo mille peripezie è arrivato davanti alla sua meta:
Jhonny Mnemonic, alla fine del secondo atto, quando il suo scopo era semplicemente cancellarsi i dati che ha in testa, salta fuori un nuovo conflitto: nella sua testa c'è la cura per la malattia. In questo punto viene svelato il vero conflitto e si ha il classico Climax del film.

Che succede invece a variare il terzo atto?
Si fa un aggancio, ci viene detto, questo è il finale per questo conflitto, ora bisogna affrontarne un altro....
Torniamo quindi a parlare di Lost, ecco cosa fanno gli sceneggiatori:
In un episodio abbiamo una storia che ha un inizio e una fine, può sembrare strano, ma c'è sempre, magari si parla di uno o più personaggi di solito si racconta un avvenimento della loro vita che bene o male ci appaga una curiosità su uno o più personaggi (chi erano, cosa avevano fatto ecc...).
Tra una scene e l'altra c'è sempre l'altra storia, quella dell'Isola e dei personaggi coinvolti su di essa.
Questo tipo di storia ci viene sempre raccontata in 3 atti, ma al contrario dell'altra, il conflitto a volte non viene risolto, la storia viene tirata e stirata, il conflitto viene sempre risolto nella puntata successiva (o a volte la serie successiva), oppure, quando viene apparentemente risolto, salta fuori qualcos'altro, ci viene mostrata una scatola chiusa, magari la aprono, ma fanno vedere solo le loro facce, oppure ti mostrano il contenuto, ma la scena finisce (aggancio) e o finisce la puntata o si attacca con un'altra scena, magari dall'altra parte dell'isola, per cercare di sbrogliare un'altra matassa.


A seguire, alcune regole di base per scrivere una sceneggiatura.