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sabato 22 gennaio 2011

Due parole anche sul montaggio




Quanto diventa importante il montaggio in un film? La fase di montaggio può essere scambiata e associata alla fase si post-produzione, cioè quando si apre il programma per comporre i video e si assemblano tutti gli shoot e le scene del film, aggiungendo le dissolvenze e i titoli.
Il montaggio in realtà inizia alla stesura della sceneggiatura.
Nell'approfondimento sulla sceneggiatura si è compreso che un film è fatto di inquadrature (o shoot) che messe insieme formano le scene, che a loro volta formano il film.

Nel montaggio decidiamo l'ordine di visualizzazione di determinati elementi della storia che stiamo raccontando e questo ordine influisce al tempo stesso sulla storia e i suoi elementi. Tutto questo per suscitare particolari emozioni, molte volte ci viene in aiuto anche un contesto musicale adatto, ma per ora analizziamo solo le sequenze video e in che modo esse ci influenzano.

Il ritmo

Il primo trucco di montaggio è quello di decidere il ritmo della scena. Se abbiamo una scena fatta di tanti Shoot molto brevi, anche se questi rappresentano elementi di stato tranquilli, come fiori, prati, alberi, frutti, persone felici ecc..., possono suscitare ansia, frenesia, confusione se sparati in rapida successione, mi viene in mente il classico esempio di lavaggio del cervello dove il malcapitato di turno viene posto davanti ad uno schermo con immagini in rapida successione che contengono vari messaggi subliminari.

Al contrario le scene romantiche invece sono composte da Shoot abbastanza lunghi e separati da dissolvenze lente tra una sequenza e l'altra.

N.B.Come detto sopra il tema musicale influisce molto su questo tipo di scene, ma anche la temperatura del colore e l'uso di vari effetti come la lieve sfocatura dei punti di massima luce (effetto Glow).

Associazione

Il cervello umano funziona principalmente per associazioni di idee. Se vediamo una determinata immagine essa rappresenta per noi un determinato stato, al cibo associamo la fame, al sangue la paura ecc... Un film parla per immagini prima di tutto, quindi ogni inquadratura deve dirci qualcosa o portarci a determinate conclusioni.
Come spiegato in “uso delle scenografie”, l'associazione può essere utile per rappresentare un luogo che non esiste. L'inquadratura dell'esterno di una casa seguita dalla sequenza di un uomo seduto su un divano ci dirà che l'uomo si trova nella casa appena inquadrata.

Si può usare l'associazione per mostrare cose che in realtà non sono mai state girate. Questa tecnica si usava molto quando gli effetti visivi non erano molto diffusi o comunque troppo costosi per certe produzioni. Ho visto tempo fa un piccolo film girato da dei ragazzi di un liceo in cui c'era la scena in cui uno sketer veniva investito da un auto. La scena è girata in un unico shoot in cui l'auto si avvicina molto lentamente al ragazzo, poi la macchina si ferma e il ragazzo maldestramente di butta a terra senza essere stato neanche sfiorato. A parte la pericolosità di questa questa sequenza, il risultato finale non ha ripagato per niente il rischio corso.
La scena sarebbe stata molto più di impatto spezzandola in diversi shoot, in cui cui si riprendeva il ragazzo con qualche primo piano, a figura intera e qualche dettaglio dello sketboard, poi bastava qualche inquadratura dell'auto, una in cui si vede il conducente distratto e una in cui si vede la macchina che arriva frontalmente e un altra inquadratura del ragazzo sul ciglio della strada e l'auto che arriva, in questo modo si prepara lo spettatore all'inevitabile. A questo punto non bisogna riprendere per forza l'incidente, si può riprendere una passante che urla terrorizzata e guarda la strada mentre si sente lo schianto. Per concludere si può riprendere lo sketboard che vola via o che prosegue solitario per la strada senza il ragazzo. Poi un inquadratura del ragazzo a terra e l'auto ferma faranno il resto.
Si monta il tutto, se necessario verranno fatti dei tagli, in pratica si possono evitare molti fronzoli e altre inquadrature mostrando solo il ragazzo e l'auto prima dell'incidente e poi mostrare la donna che urla al posto dell'incidente che potrebbe essere sostituita anche dalla ripresa di un segnale stradale o da dei passanti che si voltano di scatto. Lo spettatore sa cosa è successo anche se non ha visto nulla.
Questa tecnica non è solo un modo di risparmiare sugli effetti visivi, ma è quello che ha caratterizzato per molto tempo i vecchi film dell'orrore, in cui venivano mostrate poche scene di violenza, ma che fondamentalmente facevano paura lo stesso perché se si vede il coltello e poi la donna che urla, sappiamo cosa è successo.

Ordine

Se si cambia l'ordine delle scene in un film la storia resta inalterata, ma può cambiare la percezione di essa, rendendola più interessante o meno.
Ci sono dei film che iniziano partendo dall'ultima scena o da una di quelle nel mezzo. Questa tecnica va usata con prudenza perché gioca molto sulla curiosità umana, non bisogna rivelare troppo, ma neanche troppo poco, ma soprattutto non bisogna rendere noiosa la parte successiva del film. In oltre si dovrebbe evitare di stravolgere troppo la sequenza finale mostrata all'inizio, lo spettatore potrebbe prenderla come una presa in giro, che allo stesso tempo in alcuni film ci sta anche... L'importante è mantenersi coerenti con il tipo di film che si vuole raccontare.

L'uso comune che se ne fa è quello di presentare i personaggi nell'azione per poi farceli scoprire più avanti nel corso naturale della storia. Un esempio eclatante è il telefilm Lost, dove l'uso dei flashback ci aiuta a capire chi sono realmente i personaggi. Il fatto che si sappia che fine faranno dopo, non rende meno interessante sapere cosa facevano prima.
In alcuni film ci viene persino annunciata la morte di un personaggio, ma questo non rovina il finale anzi, rende molto più morboso l'attaccamento alla trama da parte dello spettatore che vuole sapere com'è successo. In pratica raccontiamo il Cosa, ma non il Come, il Quando e il Perché.

In conclusione, il montaggio decide l'ordine di riproduzione di shoot e scene. Quando si gira un film però si tende a girare sempre qualche shoot in più, dei dialoghi, delle espressioni o semplicemente degli scenari o dei dettagli, quando poi si passa alla fase di montaggio finale, si deciderà cosa tagliare e cosa lasciare. Il discorso si fa complicato nei film in Computer Grafica dove ogni secondo di animazione richiede ore e giorni di lavoro. Per questo motivo un film in CG, ma anche complicate sequenze di VFX in film dal vero, sono preceduti da una lunga fase di Pre-produzione dove il montaggio della Pre-visualizzazione dell'animatic 3D è quasi sempre quello finale prima ancora di aver modellato o animato niente. Questa è l'unica differenza tra film dal vero e film in CG, ma per il resto valgono le stesse regole.

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mercoledì 19 gennaio 2011

Identifichiamo gli Shoot


Uno Shoot è la ripresa da una videocamera. Nel nostro corto dobbiamo identificare tutti gli shot presenti, in pratica ogni volta che si passa da una sequenza ad un altra si parla di Shoot.
Di solito il modo più semplice è quello di aprire Blender e caricare il video di Preview 3D nel sequence editor e premete il tasto “K” su ogni frame in cui si cambia inquadratura nel momento che il cursore temporale (la linea verticale Verde) si trova sul frame che vogliamo tagliare.



In totale dovremo avere 22 Shoot. Analizziamoli singolarmente, io di solito uso una tabella come questa:



La prima colonna contiene il numero dello Shoot, la seconda il nome del Set da usare, la terza contiene la descrizione di ciò che accade nello Shoot, in fine c'è un immagine dello stoyboard legata ad uno dei frame della Preview 3D dello Shoot in questione.

Andiamo quindi a compilare la tabella con la descrizione, vedremo l'allestimento dei Set la prossima volta.
La descrizione dice cosa accade in quello shoot. Questo è molto utile quando non siamo noi ad animare e fa da tabella guida per gli animatori, in oltre possiamo aggiungere ulteriori colonne che indichino i personaggi presenti, o possiamo dividere la descrizione dall'azione, in questo modo avremo delle linee guida per gli animatori e a parte quelle dei modellatori.
Un altra colonna che possiamo aggiungere è quella delle Note personali, dove scriviamo le nostre impressioni per quel determinato Shoot, soprattutto se si tratta di una ripresa complessa.

Infine possiamo aggiungere altre colonne man mano che procediamo nel completamento del corto, aggiungendo dei render di prova di ogni shoot o semplicemente una colonna che se marcata indica che abbiamo concluso quello Shoot.

Tutto questo potrebbe sembrare superfluo, ma ci aiuta moltissimo quando dobbiamo riprendere il progetto che magari è stato lasciato riposare dei mesi (che nelle produzioni personali capita molto spesso).

Come ultima cosa possiamo stampare questa tabella e utilizzarla come tabella di marcia che ci ricordi a che punto siamo.

Una volta analizzati tutti gli shoot si arriva al punto di non ritorno, in pratica ora è ancora possibile fare dei cambiamenti nella storia o togliere e aggiungere qualcosa, da qui in avanti sarà molto difficile tornare indietro, quindi quando questa tabella sarà completata e solida potrete ritenere conclusa la fase di Preproduzione.

lunedì 8 febbraio 2010

Lo Storyboard e le inquadrature

I Film sono sequenze di immagini che raccontano una storia. Quello su cui dobbiamo focalizzarci ora è raccontare la nostra storia per immagini. La mancanza di dialoghi ci permette di concentrarci principalmente su quello che lo spettatore vede.
Lo storyboard è una sequenza di immagini statiche che come un fumetto raccontano il nostro film. A differenza dei fumetti però, noi abbiamo a disposizione anche l'Azione. I Film sono basati sulle azioni, determinate azioni creano conflitto e intrattenimento, che ci regalano sullo schermo i nostri film preferiti.

Lo scopo dello storyboard è quello di avere un anteprima delle inquadrature che comporranno il nostro cortometraggio.

In grandi produzioni si usa spesso lo storyboard, a volte accompagnato da uno shotting script che descrive nel dettaglio ogni inquadratura, utile soprattutto ai concept artist che così possono comprendere meglio la visione del regista.
Fare le inquadrature per un film non è molto facile, esistono però determinate regole che possono aiutare molto.

I tipi di inquadratura:
Le inquadrature si dividono in Piani, quando si riprende un personaggio che è il soggetto dell'inquadratura, mentre quando si riprendono più personaggi o dei paesaggi, l'inquadratura viene chiamata Campo.
Tra le più usate ci sono:

Figura Intera: Quando si inquadra una persona da capo a piedi, usato soprattutto per mostrare delle azioni del personaggio, ma molto spesso serve a presentare il personaggio e mostrarlo nella sua interezza.


Piano Medio: inquadrare dal busto alla testa di una persona lasciando ancora un po' di aria sopra la testa, un inquadratura classica che mostra delle azioni di un personaggio o usata comunemente in dialogo.


Primo Piano: Inquadrare dalle spalle alla testa, alle volte si taglia un pezzo dei capelli/fronte, si usa per sottolineare le espressioni del viso durante certi dialoghi.


Primissimo Piano: Si inquadra solo il volto, usato spesso per mostrare movimenti degli occhi o in generale lo stato emotivo del personaggio.


Campo Medio: Quando si riprendono più persone, sia in figura intera che in piano medio.


Campo Lungo: Si usa per riprendere il paesaggio e mostrare di solito la location in cui è ambientato il film


Campo lunghissimo: Usato soprattutto in film epici, dove viene ripresa una grande porzione di spazio, molte volte dall'alto, ma anche ad altezza uomo (tipo i campi lunghissimi di Sergio Leone che mostrano i deserti del Far West).


Poi viene il discorso della composizione, qui l'argomento è davvero fuori portata, tocca davvero approfondire se si vuole diventare bravi, ecco qualche esempio:

La regola dei terzi

Consiste nel dividere l'inquadratura in tre parti orizzontali e tre parti verticali e di usare i vertici del quadrato centrale che si forma come i punti di riferimento più importanti, là dove cade prima lo sguardo dello spettatore.
Sistemare in uno di quei punti l'area degli occhi di un personaggio o il centro di interesse dell'inquadratura.
Utilizzare una delle due righe orizzontali per sistemare l'orizzonte di una scena, mai mettere l'orizzonte al centro esatto dell'inquadratura.

Esiste anche la regola della sezione aurea per sistemare determinati punti di interesse, usiamo il centro di questa spirale come punto focale.

Ci sono delle regole geometriche e matematiche per ricavare la sezione aurea vi invito quindi ad approfondire l'argomento se vi interessa particolarmente.

Uno dei metodi per impratichirsi nelle composizioni è quello di prendere una macchina fotografica e iniziare ad inquadrare il mondo che ci circonda non a caso, ma domandando ogni volta: cosa vogliamo trasmettere con questa immagine? Se sposto l'albero in questo modo che effetto ottengo? Cercare quindi dei corsi di fotografia e illustrazione può essere la buona strada per padroneggiare a dovere questa arte.

Torniamo a noi, quello che serve per disegnare uno storyboard non è una una grande abilità artistica, l'importante è riuscire ad inquadrare una scena.

Serve poi un po' di pratica di disegno, giusto per riuscire a disporre gli elementi principali in scena e fare in modo che si capisca la dinamica delle azioni.
Non bisogna disegnare tutto quello che c'è nella scena ad ogni inquadratura, questo vale soprattutto per gli elementi di sfondo, a meno che non siano indispensabili alla trama del film.
Sotto ogni tavola di storyboard si scrivono i dialoghi e volendo si può annotare qualche informazione sul movimento di camera o spiegare meglio un'azione che altrimenti non si capirebbe.

Prendiamo in mano la sceneggiatura e leggiamola immaginandoci la scena, come la vorremo vedere inquadrata? Appena riusciamo a percepire la giusta inquadratura per quell'azione disegniamola su metà foglio di stampante A4.
Di solito preferisco stampare all'interno un ulteriore riquadro che rispetti le classiche proporzioni 4/3 da tv o 16/9 da film.
Il nostro è un cartone, quindi il 4/3 va più che bene, potete utilizzare il template che uso io e stampare qualche pagina che poi taglierete in due.
Template 4/3
Template 16/9
Dal template potete notare il riquadro della scena, sotto le righe per le note e/o i dialoghi e in alto a sinistra un pallino dove numereremo le varie tavole per ovvie ragioni di ordine.

Le tavole per gli storyboard sono piccole perché bisogna essere abbastanza veloci nel fissare sul foglio solo l'azione base senza farsi distrarre da particolari inutili. Di solito più è viva l'azione che si disegna e meno particolari si aggiungono. La regola è proprio quella di impiegare un massimo di 5 o 10 minuti a tavola, bisogna cercare di disegnare una tavola dietro l'altra, altrimenti si rischia di perdere l'azione che si aveva in mente, alcuni artisti preferiscono disegnare i loro schizzi con una matita Blu e poi rifinire con penna ad inchiostro per dare un effetto più fumettistico al tutto, ma solo alla fine, quando tutte le tavole sono state approvate e corrette.

Decidere il numero delle tavole
Il numero di tavole da disegnare viene scelto principalmente in base al numero di inquadrature (o shot) che ci sono nel film.
A questo numero va aggiunta una tavola per ogni accento che ha una particolare inquadratura. L'accento è quell'azione che mostra un mutamento significativo per la storia.
Possiamo avere un cambio di espressione del personaggio o comunque un mutamento delle cose riprese nell'inquadratura.
Anche le azioni aggiungono tavole allo storyboard, basti immaginare una scena in cui un personaggio va a prendere la corda in macchina per poter salvare l'amico caduto nel burrone. Si avrà una tavola che mostra l'amico nel burrone, una che mostra il protagonista che guarda giù nel burrone, poi usando la stessa inquadratura, ci sarà una tavola che mostra il protagonista che si alza, poi un'altra tavola che inquadri il protagonista e il bagagliaio dell'auto, una tavola per il bagagliaio aperto con la corda dentro, il protagonista che afferra la corda, tavola con il protagonista che assicura la corda ecc...
Volendo è possibile tagliare delle inquadrature, come quella del protagonista che si dirige verso l'auto. Lo spettatore farà il collegamento mentale (a patto che l'auto sia stata mostrata prima, magari all'arrivo del protagonista).

Come esercizio di questa parte, provate a disegnare la vostra versione dello storyboard seguendo le azioni descritte nella sceneggiatura, potrete poi confrontare i vostri disegni con quelli della guida, poi provate a chiedervi come mai avete preferito una certe inquadratura piuttosto che un altra. L'esercizio finale obbligatorio è quello di disegnare le ultime tavole dello storyboard in base al finale che avete scelto nei capitoli precedenti.